VILLA FOPPA: INDIGNARSI NON BASTA


L’8 settembre del 2016 l’Unione socialista e i Verdi di Vacallo presentavano un’interpellanza al Municipio sollecitando la revisione del Piano Regolatore, datato 1997, e un aggiornamento della lista degli edifici e degli alberi da proteggere.

Il Municipio rispondeva di ritenere il piano regolatore “ancora valido” e non “necessaria una sua revisione completa”, specificando: “Se l’intento della revisione è quella di diminuire i terreni edificabili o diminuire gli indici di costruzione, sottolineiamo che questa operazione risulterebbe molto difficile da giustificare ai vari proprietari e molto onerosa (svariati milioni) per il comune a causa degli indennizzi previsti dalla legge. […] L’elenco di edifici da salvaguardare inserita nel PR viene ritenuta ancora attuale”.

Il 19 giugno 2017 l’Unione socialista, i Verdi e PLR chiedevano nuovamente di dare avvio agli studi per l’adattamento e la revisione del Piano Regolatore. A quel punto la mozione era demandata alla commissione preposta. Il 13 novembre 2017 il Consiglio comunale approvava il Messaggio Municipale chiedente un credito di 130 000 franchi per l’aggiornamento del Piano Regolatore (PR) comunale di Vacallo (MM 37/2017), suddiviso in quattro tappe: Masterplan e strategia territoriale; Adeguamento del PR alla nuova legge sulla sviluppo del territorio; Determinazione dello spazio riservato alle acque e inserimento a PR; Scelta dei beni culturali da tutelare e inserimento a PR.

Nel frattempo sono state approntate le bozze del Masterplan, che dovranno ancora esser discusse nelle commissioni, approvate dal Dipartimento del territorio e poi votate in Consiglio comunale. Come si evince da questa breve cronistoria i tempi della politica sono molto lunghi e non c’è dunque da stupirsi di fronte alla demolizione di Villa Foppa a Vacallo: senza un piano regolatore che tenga conto dei cambiamenti avvenuti in più di vent’anni e delle priorità attuali, il comune non ha strumenti per intervenire.

La villa, come sappiamo, lascerà il posto a tre palazzine, per un totale di 30 appartamenti. La nuova offerta si inserisce all’interno di un comune che vanta un tasso di abitazioni sfitte superiore a quello cantonale. Varrà la pena ricordare che, a giugno 2019, i dati resi noti dall’Ufficio di statistica indicano un numero di sfitti nel Canton Ticino pari a 5’534 unità: 708 in più dell’anno precedente, con un incremento del 14.7%. Una tendenza che si riconferma di anno in anno e un tasso di sfitti, attualmente al 2.9% , destinato a “salire ancora ben oltre la soglia del 5%”, secondo quanto riportato dal rapporto di Crédit Suisse sul mercato immobiliare ticinese.

Se è dunque lecito indignarsi per questa ennesima demolizione, la vicenda di casa Foppa merita una riflessione più ampia. Anzitutto, sulla tanto osannata capacità di autoregolamentazione del mercato: in Ticino le costruzioni di appartamenti in affitto (per limitarci al dato più rilevante) è cresciuta in maniera fulminea a partire dal 2015 (più di 1000 autorizzazioni contro le 300 unità del periodo 2002-2014). Attualmente sono 1600 gli appartamenti in affitto con autorizzazione di costruzione. Nonostante da più parti, anche se per ragioni diverse, la situazione attuale del mercato immobiliare desti particolare preoccupazione, non sono ancora stati messi in campo strumenti per farvi fronte.

Resta aperta anche la questione sulla destinazione dei nuovi appartamenti: saranno riservati alla vendita o ad essere affittati? Si tratterà dell’ennesima offerta “high standing” o di appartamenti a pigione moderata? Inoltre, in un contesto dove la tutela dell’ambiente e la questione climatica rivendicano risposte urgenti, la faccenda non è solo economica. C’è da chiedersi, ad esempio, se le nuove palazzine rispondano a norme di costruzione per edifici a basso consumo secondo gli standard più avanzati. Ma anche su questi punti, la politica non dispone di strumenti per indirizzare tali scelte e si affida ingenuamente al buon senso del singolo imprenditore.

Un coro di voci indignate, dunque, ma nessun responsabile per quanto accaduto. Alla vigilia delle nuove elezioni comunali, tuttavia, non basta ribadire l’impossibilità ad agire. Ciascun partito ha il dovere chinarsi sulla questione, di dichiarare con chiarezza quali saranno le priorità per la prossima legislatura, di indicare quali interventi intende mettere in campo per far fronte a tali problematiche. Perché se è vero che, anche a livello cantonale, non si è ancora intervenuti in maniera decisa, Vacallo può e deve partire dalla propria realtà locale. Si spera che a breve il comune disponga di un PR in grado di tutelare maggiormente il suo territorio. Perché tra quattro anni reiterare come giustificazione la mancanza di strumenti adeguati non sarà più sufficiente.

Roberta Pagnamenta

Giovanna Lanini Noseda